Il consumo di bevande alcoliche risale agli albori della civiltà ed è parte integrante della cultura mediterranea ed europea come simbolo di convivialità e sacralità. Si pensi al culto di Dioniso o ai racconti della Bibbia che attribuisce al patriarca Noè la prima ubriacatura della storia.
Da sempre, studi scientifici esaltano da un lato le virtù associate al buon vino, che se usato con moderazione rappresenta addirittura un fattore preventivo delle patologie cardiovascolari, dall'altro sempre più studi mettono in evidenza i potenziali rischi legati al suo abuso. Il discorso è ovviamente incentrato non sul vino in sé, di cui l'Italia ha il vanto di essere uno dei primi produttori al mondo, ma sull'uso e abuso soprattutto di superalcolici.
Nell'ultimo decennio, numerosi dati epidemiologici, come evidenziato dall'Istituto Superiore della Sanità, mettono in luce come l'uso di bevande alcoliche sia aumentato soprattutto tra i giovani.
La diffusione dei danni alcol correlati rappresenta uno dei più pressanti problemi di salute pubblica nei paesi occidentali.
Due aspetti destano particolare allarme: l'abbassamento dell'età di primo uso e l'aumento di donne bevitrici.
La facile disponibilità, la diffusa accettazione sociale ed i profondi cambiamenti degli stili di vita possono portare ad un ben definito "binge drinking" con comportamenti a rischio.
Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, i comportamenti a rischio sono dichiarati dal 18,9% della popolazione totale e nella fascia di età 11-17 anni dal 23,3% dei ragazzi ed dal 14% delle ragazze. I consumi di alcol fuori pasto nella fascia di età 18-24 anni sono poi aumentati negli ultimi anni dal 33,7% al 41,9%. Secondo le stime, diminuisce il divario uomini donne con un abuso di bevande alcoliche che coinvolge sempre più anche la popolazione femminile. Questi dati confermano quelli già evidenziati nel 2005 dall'European Monitoring Center for Drugs and Drugs Addiction che descriveva il fenomeno come "narrowing of the gap" riduzione del divario ragazzi/ragazze. Tutto questo ovviamente si correla ad un aumento di patologie quali depressione e disordini alimentari, definiti nell'insieme come EDNOS (Eating Disorders Not Otherwise Specified). Evidenze cliniche dimostrano come, a parità di alcol ingerito, le donne hanno una concentrazione ematica di alcol nettamente superiore (3-4 volte) a quella maschile. Questo è dovuto fisiologicamente ad una minore capacità per le donne di metabolizzare l'alcol a fronte di una differente attività enzimatica ed ormonale.
L'alcol non è un nutriente al pari di proteine, carboidrati e lipidi, il suo valore energetico è di 7 Kcal/g e non svolge, a differenza di vitamine ed oligoelementi, funzioni plastiche o regolatorie di processi metabolici. La velocità di assorbimento dell'alcol è elevata e sembra aumentare linearmente con il contenuto alcolico delle bevande fino ad un limite massimo per valori del 20-30%, al di sopra dei quali prevale l'azione irritante della mucosa intestinale. L'alcol etilico è completamente miscibile in acqua e supera agevolmente, per semplice diffusione passiva, sia la barriera digestiva che quella ematoencefalica; questo spiega l' estrema sensibilità del Sistema Nervoso Centrale (SNC).
A livello dell'apparato gastroenterico, la bocca, l'esofago e lo stomaco sono i più esposti all'azione tossica dell'etanolo per contatto diretto. Può essere lesa poi la mucosa dell'intestino tenue, con conseguente alterazione della motilità e relativa sindrome da malassorbimento con carenze nutritive per deficit di vitamine quali tiamina B1, piridossina B6, vitamina A ed acido folico.
Il metabolismo dell'alcol etilico si svolge principalmente a livello epatico, attraverso la via dell'alcol deidrogenasi (ADH), del Microsomal Ethanol Oxidizing System (MEOS) e della catalasi. Queste producono sostanze ad azione tossica che se iperstimolate spiegano i danni funzionali e strutturali anche gravi a livello epatico e di altri organi che possono insorgere.
Un consumo moderato e consapevole, perciò, è fondamentale per evitare l'insorgere di dannose dipendenze.
Da sempre, studi scientifici esaltano da un lato le virtù associate al buon vino, che se usato con moderazione rappresenta addirittura un fattore preventivo delle patologie cardiovascolari, dall'altro sempre più studi mettono in evidenza i potenziali rischi legati al suo abuso. Il discorso è ovviamente incentrato non sul vino in sé, di cui l'Italia ha il vanto di essere uno dei primi produttori al mondo, ma sull'uso e abuso soprattutto di superalcolici.
Nell'ultimo decennio, numerosi dati epidemiologici, come evidenziato dall'Istituto Superiore della Sanità, mettono in luce come l'uso di bevande alcoliche sia aumentato soprattutto tra i giovani.
La diffusione dei danni alcol correlati rappresenta uno dei più pressanti problemi di salute pubblica nei paesi occidentali.
Due aspetti destano particolare allarme: l'abbassamento dell'età di primo uso e l'aumento di donne bevitrici.
La facile disponibilità, la diffusa accettazione sociale ed i profondi cambiamenti degli stili di vita possono portare ad un ben definito "binge drinking" con comportamenti a rischio.
Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, i comportamenti a rischio sono dichiarati dal 18,9% della popolazione totale e nella fascia di età 11-17 anni dal 23,3% dei ragazzi ed dal 14% delle ragazze. I consumi di alcol fuori pasto nella fascia di età 18-24 anni sono poi aumentati negli ultimi anni dal 33,7% al 41,9%. Secondo le stime, diminuisce il divario uomini donne con un abuso di bevande alcoliche che coinvolge sempre più anche la popolazione femminile. Questi dati confermano quelli già evidenziati nel 2005 dall'European Monitoring Center for Drugs and Drugs Addiction che descriveva il fenomeno come "narrowing of the gap" riduzione del divario ragazzi/ragazze. Tutto questo ovviamente si correla ad un aumento di patologie quali depressione e disordini alimentari, definiti nell'insieme come EDNOS (Eating Disorders Not Otherwise Specified). Evidenze cliniche dimostrano come, a parità di alcol ingerito, le donne hanno una concentrazione ematica di alcol nettamente superiore (3-4 volte) a quella maschile. Questo è dovuto fisiologicamente ad una minore capacità per le donne di metabolizzare l'alcol a fronte di una differente attività enzimatica ed ormonale.
L'alcol non è un nutriente al pari di proteine, carboidrati e lipidi, il suo valore energetico è di 7 Kcal/g e non svolge, a differenza di vitamine ed oligoelementi, funzioni plastiche o regolatorie di processi metabolici. La velocità di assorbimento dell'alcol è elevata e sembra aumentare linearmente con il contenuto alcolico delle bevande fino ad un limite massimo per valori del 20-30%, al di sopra dei quali prevale l'azione irritante della mucosa intestinale. L'alcol etilico è completamente miscibile in acqua e supera agevolmente, per semplice diffusione passiva, sia la barriera digestiva che quella ematoencefalica; questo spiega l' estrema sensibilità del Sistema Nervoso Centrale (SNC).
A livello dell'apparato gastroenterico, la bocca, l'esofago e lo stomaco sono i più esposti all'azione tossica dell'etanolo per contatto diretto. Può essere lesa poi la mucosa dell'intestino tenue, con conseguente alterazione della motilità e relativa sindrome da malassorbimento con carenze nutritive per deficit di vitamine quali tiamina B1, piridossina B6, vitamina A ed acido folico.
Il metabolismo dell'alcol etilico si svolge principalmente a livello epatico, attraverso la via dell'alcol deidrogenasi (ADH), del Microsomal Ethanol Oxidizing System (MEOS) e della catalasi. Queste producono sostanze ad azione tossica che se iperstimolate spiegano i danni funzionali e strutturali anche gravi a livello epatico e di altri organi che possono insorgere.
Un consumo moderato e consapevole, perciò, è fondamentale per evitare l'insorgere di dannose dipendenze.