Il diabete Mellito Gestazionale, o GDM (Gestational Diabetes Mellitus), è un'alterazione del metabolismo dei carboidrati con vario grado e severità, che può insorgere durante la gravidanza nel secondo e terzo trimestre.
In questo periodo, oltre ad una serie di cambiamenti fisici e fisiologici, si instaura nella madre una condizione di insulino-resistenza dovuta alla maggiore produzione dell'ormone lattogeno placentare, di estrogeni, progesterone ed altri ormoni controregolatori (cortisolo, catecolamine e GH).
Il profilo glicemico delle gestanti affette da GDM è caratterizzato da valori bassi di glicemia durante il digiuno e picchi nel periodo post-prandiale. In questa fase, l'iperglicemia non trattata provoca il passaggio attraverso la placenta di un'elevata quantità di glucosio, stimolando nel feto una maggiore produzione di insulina. Questa condizione può causare una serie di complicanze anche per il feto.
Subito dopo il parto, i valori glicemici della madre ritornano normali. Tuttavia, resta rilevante il rischio, in seguito, di manifestare alterazioni metaboliche come diabete mellito di tipo 2 e sindrome metabolica. L'incidenza di questa patologia, secondo dati epidemiologici italiani, é di circa il 6,2% (Società Italiana di Diabetologia SID) è cresciuta considerevolmente negli ultimi dieci anni, con maggiore prevalenza nelle donne con più di 35 anni. È ormai noto come obesità e un non corretto stile di vita, assieme ad una serie di concause predisponenti, siano i principali fattori di rischio.
Anche in gravidanza perciò una moderata attività fisica ed un'alimentazione bilanciata sono tra i principali fattori di prevenzione. Varie strategie possono essere utilizzate a tale scopo. L'Associazione dei Ginecologi Americani, ad esempio, raccomanda alle gestanti di praticare esercizio fisico aerobico di moderata intensità tre volte a settimana per almeno 30 minuti. Dal punto di vista strettamente alimentare, invece, è necessario garantire un'adeguata alimentazione, controllando l'incremento ponderale durante la gravidanza. A tal proposito l'Institute of Medicine (IOM) ha fissato le ultime linee guida riguardo l'aumento di peso raccomandato in gravidanza.
La dieta deve essere idonea e bilanciata, sostituendo cibi grassi e ad alta densità calorica con frutta e verdure che danno senso di sazietà. Per ridurre le oscillazioni glicemiche e ridurre il senso di fame, è consigliato frazionare i pasti durante il giorno in tre principali e due spuntini.
In generale, ogni spuntino dovrà contenere una quantità pari a 6-9% di carboidrati totali, mentre ciascuno dei pasti principali dovrà corrispondere a circa il 35% della quota glucidica totale.
È importante che la maggior parte dei carboidrati introdotti siano rappresentati da carboidrati complessi e a basso indice glicemico, con una particolare attenzione alle fibre vegetali.
A tale scopo è consigliabile il consumo di cereali integrali, legumi, ortaggi e frutta fresca, anche per garantire un corretto apporto di vitamine e sali minerali.
Nei pasti principali è importante inserire anche alimenti ricchi di proteine ad alto valore biologico, come carne, pesce, uova e formaggi in modo da garantire il corretto accrescimento fetale.
Imparare a moderare le porzioni, avendo consapevolezza degli alimenti consumati, mangiare più lentamente evitando di leggere o guardare la tv durante i pasti, possono essere alla base di una rieducazione alimentare da perseguire durante questa particolare condizione fisiologica ed anche in futuro.
In questo periodo, oltre ad una serie di cambiamenti fisici e fisiologici, si instaura nella madre una condizione di insulino-resistenza dovuta alla maggiore produzione dell'ormone lattogeno placentare, di estrogeni, progesterone ed altri ormoni controregolatori (cortisolo, catecolamine e GH).
Il profilo glicemico delle gestanti affette da GDM è caratterizzato da valori bassi di glicemia durante il digiuno e picchi nel periodo post-prandiale. In questa fase, l'iperglicemia non trattata provoca il passaggio attraverso la placenta di un'elevata quantità di glucosio, stimolando nel feto una maggiore produzione di insulina. Questa condizione può causare una serie di complicanze anche per il feto.
Subito dopo il parto, i valori glicemici della madre ritornano normali. Tuttavia, resta rilevante il rischio, in seguito, di manifestare alterazioni metaboliche come diabete mellito di tipo 2 e sindrome metabolica. L'incidenza di questa patologia, secondo dati epidemiologici italiani, é di circa il 6,2% (Società Italiana di Diabetologia SID) è cresciuta considerevolmente negli ultimi dieci anni, con maggiore prevalenza nelle donne con più di 35 anni. È ormai noto come obesità e un non corretto stile di vita, assieme ad una serie di concause predisponenti, siano i principali fattori di rischio.
Anche in gravidanza perciò una moderata attività fisica ed un'alimentazione bilanciata sono tra i principali fattori di prevenzione. Varie strategie possono essere utilizzate a tale scopo. L'Associazione dei Ginecologi Americani, ad esempio, raccomanda alle gestanti di praticare esercizio fisico aerobico di moderata intensità tre volte a settimana per almeno 30 minuti. Dal punto di vista strettamente alimentare, invece, è necessario garantire un'adeguata alimentazione, controllando l'incremento ponderale durante la gravidanza. A tal proposito l'Institute of Medicine (IOM) ha fissato le ultime linee guida riguardo l'aumento di peso raccomandato in gravidanza.
La dieta deve essere idonea e bilanciata, sostituendo cibi grassi e ad alta densità calorica con frutta e verdure che danno senso di sazietà. Per ridurre le oscillazioni glicemiche e ridurre il senso di fame, è consigliato frazionare i pasti durante il giorno in tre principali e due spuntini.
In generale, ogni spuntino dovrà contenere una quantità pari a 6-9% di carboidrati totali, mentre ciascuno dei pasti principali dovrà corrispondere a circa il 35% della quota glucidica totale.
È importante che la maggior parte dei carboidrati introdotti siano rappresentati da carboidrati complessi e a basso indice glicemico, con una particolare attenzione alle fibre vegetali.
A tale scopo è consigliabile il consumo di cereali integrali, legumi, ortaggi e frutta fresca, anche per garantire un corretto apporto di vitamine e sali minerali.
Nei pasti principali è importante inserire anche alimenti ricchi di proteine ad alto valore biologico, come carne, pesce, uova e formaggi in modo da garantire il corretto accrescimento fetale.
Imparare a moderare le porzioni, avendo consapevolezza degli alimenti consumati, mangiare più lentamente evitando di leggere o guardare la tv durante i pasti, possono essere alla base di una rieducazione alimentare da perseguire durante questa particolare condizione fisiologica ed anche in futuro.