L'Alzheimer (MA), secondo la definizione data dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, è una forma di demenza degenerativa primaria corticale ad eziologia multifattoriale che compromette in modo graduale ed irreversibile le funzioni cognitive, comportamentali e funzionali dell'individuo che ne è affetto.
In termini di costi sulla spesa sanitaria la MA si classifica al terzo posto, dopo le neoplasie e le malattie cardiovascolari, con conseguenze molto importanti che si ripercuotono in termini economici, assistenziali e psicologici anche sulle famiglie che se ne fanno carico.
Negli Stati Uniti il numero di persone affette da MA è stimato in circa 4 milioni, mentre in Italia le cifre sono comprese tra 300.000 e 600.00 secondo le diverse stime; si prevede comunque che queste cifre possano raddoppiare entro il 2020.
Tra i numerosi fattori non modificabili che concorrono alla malattia (es. genetica ed età), ve ne sono altri così detti ambientali che sono modificabili in quanto legati allo stile di vita e all'alimentazione. Questi fattori possono essere presi in considerazione come preventivi nei confronti della malattia.
Se andiamo ad analizzare:
A tutto questo si aggiungono poi fattori ambientali che sembrerebbero concorrere alla patogenesi della malattia.
In particolare, alcune patologie croniche come l'ipertensione arteriosa, le malattie cardiovascolari, il diabete mellito, l'obesità-sovrappeso, l'ipercolesterolemia sembrano rappresentare tutti fattori predisponenti, dovuti a meccanismi legati all'insulino-resistenza, alla ridotta produzione di acido nitrico, all'eccesso di radicali liberi e a metaboliti infiammatori.
Dati epidemiologici confermano infatti che la MA è maggiore nelle persone che seguono diete ricche di colesterolo e grassi saturi (contenuti nei derivati di origine animale) e povere in fibre.
E' stato visto in particolare che elevati livelli ematici di colesterolo (1), obesità e adiposità addominale nell'età media e presenza di sindrome metabolica, rappresentano tutti possibili fattori di rischio (2). Al contrario, l'elevata assunzione di antiossidanti, composti polifenolici , vitamina E e C contenuti in abbondanza in alimenti di origine vegetale come frutta e verdura (3) sembrerebbero avere un importante ruolo neuroprotettivo e di mantenimento della neuroplasticità. E' stato osservato, poi, che anche gli isoflavoni della soia in donne in post menopausa sembrerebbero assolvere un ruolo protettivo in quanto legati alla inibizione e all'accumulo di aggregati di beta-amiloide (4).
Sempre più evidente è, quindi, l'innegabile beneficio che una dieta mediterranea, strutturata su base vegetale, può avere anche nel contrastare le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer.
Anche in questo ambito, il punto di partenza per la prevenzione è consumare giornalmente 4 o 5 porzioni tra frutta e verdura, preferire prodotti non raffinati come riso, pane e pasta integrali, moderare il consumo di sale, ridurre il consumo di carne rossa, utilizzando, invece, più spesso legumi, carne bianca, pesce e formaggi magri.
1. Midlife vascular risk factors and Alzheimer's disease in later life: longitudinal, population based study - Kivipelto 2001
2. Metabolic syndrome and cognitive decline in French elders: The Three-City Study - Raffaitin 2011
3. The incidence of dementia and intake of animal products: preliminary findings from the Adventist Health Study - Giem 1993.
4. Isoflavones and Alzheimer's disease: the effects of soy in diet - Habib 2014
In termini di costi sulla spesa sanitaria la MA si classifica al terzo posto, dopo le neoplasie e le malattie cardiovascolari, con conseguenze molto importanti che si ripercuotono in termini economici, assistenziali e psicologici anche sulle famiglie che se ne fanno carico.
Negli Stati Uniti il numero di persone affette da MA è stimato in circa 4 milioni, mentre in Italia le cifre sono comprese tra 300.000 e 600.00 secondo le diverse stime; si prevede comunque che queste cifre possano raddoppiare entro il 2020.
Tra i numerosi fattori non modificabili che concorrono alla malattia (es. genetica ed età), ve ne sono altri così detti ambientali che sono modificabili in quanto legati allo stile di vita e all'alimentazione. Questi fattori possono essere presi in considerazione come preventivi nei confronti della malattia.
Se andiamo ad analizzare:
- l'età è il maggiore fattore di rischio non modificabile. Come è noto, il numero di soggetti che ne vengono colpiti aumenta con l'avanzare dell'età. Si stima un'incidenza pari all'1,2 per 1000 persone/anno nella fascia di età 65-69 anni e 63,5 nella popolazione con più di 90 anni.
- la familiarità altro fattore di rischio non modificabile, si ritiene che può far aumentare il rischio di insorgenza della malattia da 3 a 7 volte in base al grado di parentela.
- la genetica estremamente complessa per la MA, in quanto nella maggior parte dei casi non strettamente connessa ad un modello mendeliano di ereditarietà.
A tutto questo si aggiungono poi fattori ambientali che sembrerebbero concorrere alla patogenesi della malattia.
In particolare, alcune patologie croniche come l'ipertensione arteriosa, le malattie cardiovascolari, il diabete mellito, l'obesità-sovrappeso, l'ipercolesterolemia sembrano rappresentare tutti fattori predisponenti, dovuti a meccanismi legati all'insulino-resistenza, alla ridotta produzione di acido nitrico, all'eccesso di radicali liberi e a metaboliti infiammatori.
Dati epidemiologici confermano infatti che la MA è maggiore nelle persone che seguono diete ricche di colesterolo e grassi saturi (contenuti nei derivati di origine animale) e povere in fibre.
E' stato visto in particolare che elevati livelli ematici di colesterolo (1), obesità e adiposità addominale nell'età media e presenza di sindrome metabolica, rappresentano tutti possibili fattori di rischio (2). Al contrario, l'elevata assunzione di antiossidanti, composti polifenolici , vitamina E e C contenuti in abbondanza in alimenti di origine vegetale come frutta e verdura (3) sembrerebbero avere un importante ruolo neuroprotettivo e di mantenimento della neuroplasticità. E' stato osservato, poi, che anche gli isoflavoni della soia in donne in post menopausa sembrerebbero assolvere un ruolo protettivo in quanto legati alla inibizione e all'accumulo di aggregati di beta-amiloide (4).
Sempre più evidente è, quindi, l'innegabile beneficio che una dieta mediterranea, strutturata su base vegetale, può avere anche nel contrastare le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer.
Anche in questo ambito, il punto di partenza per la prevenzione è consumare giornalmente 4 o 5 porzioni tra frutta e verdura, preferire prodotti non raffinati come riso, pane e pasta integrali, moderare il consumo di sale, ridurre il consumo di carne rossa, utilizzando, invece, più spesso legumi, carne bianca, pesce e formaggi magri.
1. Midlife vascular risk factors and Alzheimer's disease in later life: longitudinal, population based study - Kivipelto 2001
2. Metabolic syndrome and cognitive decline in French elders: The Three-City Study - Raffaitin 2011
3. The incidence of dementia and intake of animal products: preliminary findings from the Adventist Health Study - Giem 1993.
4. Isoflavones and Alzheimer's disease: the effects of soy in diet - Habib 2014