La sindrome dell'intestino irritabile (Irritable Bowel Syndrome, IBS) è una problematica abbastanza frequente e caratterizzata da alterazioni di tipo funzionale dell'intestino, in assenza di lesioni anatomiche specifiche.
Pur essendo del tutto benigna, la IBS è però in grado di influenzare negativamente la qualità della vita con un'incidenza del 20-30% sulla popolazione e con un'età media tra i 30 e 40 anni (periodo di vita in cui solitamente l'individuo è al massimo dell'attività lavorativa e dello stress).
I disturbi associati all'IBS sono correlati ad un'aumentata sensibilità intestinale con fasi alterne dell'alvo (diarrea e stipsi) spesso associati anche a gonfiori addominali, flatulenza, sensazione di pesantezza dopo i pasti, addome dolorante, e in alcuni casi anche sintomi extraintestinali ginecologici, della minzione, mal di testa e letargia.
In Gastroenterologia una prima definizione della sindrome dell'IBS fu data data nel 1962 da Chaudhary e Truelove, più tardi incorporata nei Criteri di Manning (1978). Oggi i criteri di Roma che hanno avuto diverse versioni, l'ultima la "Roma IV" pubblicata nel 2016, sono quelli più accreditati ed utilizzati per la diagnosi.
Secondo i criteri di Roma IV si parla di IBS quando si ha dolore addominale ricorrente per almeno 1 giorno a settimana negli ultimi tre mesi, associato a due o più dei seguenti aspetti che sono correlati:
1. alla defecazione
2. ad un cambiamento della frequenza della defecazione
3. ad un cambiamento della forma (aspetto) delle feci
Si può dire che esistono tre forme di IBS:
- prevalente stipsi con dolore addominale cronico ( numero di evacuazioni inferiore alle tre volte a settimana, feci dure o caprine, evacuazione dolorosa o incompleta
- prevalente diarrea senza dolore (scariche giornaliere superiori a tre e feci non formate)
- alternanza di stipsi e diarrea
Un aspetto ancora da chiarire oggi è l'eziologia del disturbo. Le cause infatti sono multifattoriali anche se nei soggetti con IBS vi è in comune un'alterazione della sensibilità intestinale, dovuta presumibilmente ad un'alterazione della microflora intestinale causata spesso da abitudini alimentari non corrette e da fattori genetici, stress emotivi, alcol e fumo.
Sebbene non esista una cura specifica, se non strettamente mirata a migliorare il singolo sintomo che si presenta (diarrea, stipsi, gonfiore, distensione addominale), l'approccio dietetico ed il corretto stile di vita rappresentano al momento il miglior intervento terapeutico. Intervento che deve essere stabilito soprattutto attraverso l'anamnesi del paziente. Particolare attenzione deve essere posta al contenuto calorico degli alimenti ed in particolare alla qualità dei grassi ingeriti, in caso di deficit enzimatici alla qualità e quantità degli alimenti contenenti lattosio, alla valutazione dell'introito di fibre e fruttosio nella dieta, non tralasciando poi l'importanza degli aspetti comportamentali legati alla corretta masticazione dei cibi, al corretto introito di liquidi e alla regolare attività fisica.
In caso di diarrea è necessario anzitutto intervenire reintegrando i liquidi persi (bevendo 1,5L-2L di acqua al giorno non gassata, a piccoli sorsi e a temperatura ambiente) e seguendo per qualche giorno una "dieta in bianco" eliminando:
- dolci, zuccheri semplici, caffè e bevande alcoliche,
- latte e latticini, preferendo quelli stagionati come il grana o il parmigiano,
- alimenti ricchi di fibre (verdure crude, frutta con buccia e cereali integrali)
- verdure e alimenti produttori di gas come cavolfiori, broccoli, rape e legumi
- caramelle o gomme da masticare contenenti sorbitolo o xilitolo (perchè hanno un blando effetto lassativo).
E' necessario, inoltre, reintegrare la perdita di sali minerali (sodio e potassio) utilizzando sale da cucina, brodi vegetali, banane e polpa di mele che hanno anche un blando effetto astringente e associare fermenti lattici per un rapido ripristino della microflora intestinale.
In caso di stipsi va gradualmente aumentata l'assunzione di fibra (cereali integrali, frutta mangiata con buccia, verdure e legumi) associando una corretta assunzione di liquidi (1,5-2l di acqua al giorno). Può essere utile, ad esempio, bere già 1 bicchiere di acqua tiepida al risveglio mattutino e associare infusi ad effetto carminativo come melissa, finocchio, anice, camomilla. Le fibre insolubili aumentano la massa fecale favorendo la peristalsi intestinale, quelle solubili creano delle mucillagini formando materiale viscoso che rende le feci più morbide, lubrificate e voluminose.
Un buon approccio riabilitativo in questi casi è il monitoraggio costante del paziente a cui si associa in base al caso uno specifico un trattamento dietetico mirato per qualche mese fino ad ottenere la riduzione della frequenza, della durata ed dell'intensità dei sintomi.
Pur essendo del tutto benigna, la IBS è però in grado di influenzare negativamente la qualità della vita con un'incidenza del 20-30% sulla popolazione e con un'età media tra i 30 e 40 anni (periodo di vita in cui solitamente l'individuo è al massimo dell'attività lavorativa e dello stress).
I disturbi associati all'IBS sono correlati ad un'aumentata sensibilità intestinale con fasi alterne dell'alvo (diarrea e stipsi) spesso associati anche a gonfiori addominali, flatulenza, sensazione di pesantezza dopo i pasti, addome dolorante, e in alcuni casi anche sintomi extraintestinali ginecologici, della minzione, mal di testa e letargia.
In Gastroenterologia una prima definizione della sindrome dell'IBS fu data data nel 1962 da Chaudhary e Truelove, più tardi incorporata nei Criteri di Manning (1978). Oggi i criteri di Roma che hanno avuto diverse versioni, l'ultima la "Roma IV" pubblicata nel 2016, sono quelli più accreditati ed utilizzati per la diagnosi.
Secondo i criteri di Roma IV si parla di IBS quando si ha dolore addominale ricorrente per almeno 1 giorno a settimana negli ultimi tre mesi, associato a due o più dei seguenti aspetti che sono correlati:
1. alla defecazione
2. ad un cambiamento della frequenza della defecazione
3. ad un cambiamento della forma (aspetto) delle feci
Si può dire che esistono tre forme di IBS:
- prevalente stipsi con dolore addominale cronico ( numero di evacuazioni inferiore alle tre volte a settimana, feci dure o caprine, evacuazione dolorosa o incompleta
- prevalente diarrea senza dolore (scariche giornaliere superiori a tre e feci non formate)
- alternanza di stipsi e diarrea
Un aspetto ancora da chiarire oggi è l'eziologia del disturbo. Le cause infatti sono multifattoriali anche se nei soggetti con IBS vi è in comune un'alterazione della sensibilità intestinale, dovuta presumibilmente ad un'alterazione della microflora intestinale causata spesso da abitudini alimentari non corrette e da fattori genetici, stress emotivi, alcol e fumo.
Sebbene non esista una cura specifica, se non strettamente mirata a migliorare il singolo sintomo che si presenta (diarrea, stipsi, gonfiore, distensione addominale), l'approccio dietetico ed il corretto stile di vita rappresentano al momento il miglior intervento terapeutico. Intervento che deve essere stabilito soprattutto attraverso l'anamnesi del paziente. Particolare attenzione deve essere posta al contenuto calorico degli alimenti ed in particolare alla qualità dei grassi ingeriti, in caso di deficit enzimatici alla qualità e quantità degli alimenti contenenti lattosio, alla valutazione dell'introito di fibre e fruttosio nella dieta, non tralasciando poi l'importanza degli aspetti comportamentali legati alla corretta masticazione dei cibi, al corretto introito di liquidi e alla regolare attività fisica.
In caso di diarrea è necessario anzitutto intervenire reintegrando i liquidi persi (bevendo 1,5L-2L di acqua al giorno non gassata, a piccoli sorsi e a temperatura ambiente) e seguendo per qualche giorno una "dieta in bianco" eliminando:
- dolci, zuccheri semplici, caffè e bevande alcoliche,
- latte e latticini, preferendo quelli stagionati come il grana o il parmigiano,
- alimenti ricchi di fibre (verdure crude, frutta con buccia e cereali integrali)
- verdure e alimenti produttori di gas come cavolfiori, broccoli, rape e legumi
- caramelle o gomme da masticare contenenti sorbitolo o xilitolo (perchè hanno un blando effetto lassativo).
E' necessario, inoltre, reintegrare la perdita di sali minerali (sodio e potassio) utilizzando sale da cucina, brodi vegetali, banane e polpa di mele che hanno anche un blando effetto astringente e associare fermenti lattici per un rapido ripristino della microflora intestinale.
In caso di stipsi va gradualmente aumentata l'assunzione di fibra (cereali integrali, frutta mangiata con buccia, verdure e legumi) associando una corretta assunzione di liquidi (1,5-2l di acqua al giorno). Può essere utile, ad esempio, bere già 1 bicchiere di acqua tiepida al risveglio mattutino e associare infusi ad effetto carminativo come melissa, finocchio, anice, camomilla. Le fibre insolubili aumentano la massa fecale favorendo la peristalsi intestinale, quelle solubili creano delle mucillagini formando materiale viscoso che rende le feci più morbide, lubrificate e voluminose.
Un buon approccio riabilitativo in questi casi è il monitoraggio costante del paziente a cui si associa in base al caso uno specifico un trattamento dietetico mirato per qualche mese fino ad ottenere la riduzione della frequenza, della durata ed dell'intensità dei sintomi.