Il tarassaco (Taraxacum officinale) è una pianta perenne diffusa principalmente nelle zone temperate dell’emisfero Nord e che raggiunge dai 3 ai 35 cm di altezza.
Il suo nome deriva dal greco taraxos (disturbo) e akos (rimedio), il che allude alle sue molteplici virtù salutistiche utili per alleviare innumerevoli disturbi. Riconoscibile per le caratteristiche foglie dentate e senza peluria (che misurano circa 5-10 cm di lunghezza e 1-10 cm di larghezza), il tarassaco è chiamato per la loro tipica forma anche dente di leone (le foglie assomigliano infatti a grossi denti aguzzi). Il fiore è un’infiorescenza caratterizzata da minuscoli flosculi, che sboccia all’inizio della primavera fino al tardo autunno. I fiori sono particolarmente evidenti nella prima estate e quando le infiorescenze maturano, producono semi ricoperti da lanugine che sono facilmente dispersi dal vento (da qui deriva un altro nome dato al tarassaco: soffione).
Le parti verdi del soffione devono essere raccolte prima che la pianta fiorisca, altrimenti diventano amare e dure. Le foglie più giovani hanno sapore leggermente amaro e piccante e si usano nelle insalate o si cucinano come gli spinaci. I fiori si usano per fare il vino e l’infuso di tarassaco e le radici possono essere cucinate come un ortaggio oppure tostate e macinate per preparare una bevanda nota sin dall’antichità e conosciuta come “caffè di tarassaco”.
Fin dai tempi più antichi il tarassaco è stato apprezzato come cibo salutare che ritroviamo anche nella leggenda (si racconta infatti che Teseo dopo aver sconfitto il Minotauro mangiò un’insalata di dente di leone). Il tarassaco era consumato dalle tribù anglosassoni della Bretagna e i normanni della Francia lo usavano in cucina come rimedio contro lo scorbuto. Nel XIII si diffuse in tutta Europa ed utilizzato principalmente in medicina come diuretico e tonico e a partire dall’inizio del XIX secolo anche usato in cucina ed apprezzato dal punto di vista gastronomico.
Gli usi tradizionali del tarassaco, legati alle proprietà toniche e digestive, sono dovute al principio attivo amaro in esso contenuto, la tarassicina, dalle proprietà antisettiche e corroboranti. L’uso del tarassaco in cucina e come infuso è indicato, oltre che per la normale funzionalità del fegato, anche per il controllo del peso, per favorire la diuresi e per il controllo degli zuccheri nel sangue. L’azione del tarassaco sulle funzionalità epatiche è duplice, da un lato ha un effetto coleretico e diretto sul fegato (incrementando la produzione di bile), dall’altro ha un effetto colagogo (favorendo la contrazione della cistifellea ed il rilascio di bile in essa accumulata). Da limitare è però il consumo in caso di infiammazione o calcoli alle vie biliari, così come in caso di gastrite o ulcera peptica.
Con un basso contenuto calorico (25 su 100 g), il tarassaco è un eccellente fonte di vitamina C, di vitamine del gruppo B (riboflavina e tiamina), di minerali (calcio, ferro, rame) ed è particolarmente apprezzato per il contenuto di carotenoidi (14.000 UI per 100 g).
L’infuso di tarassaco può essere ottenuto dalle foglie, dalle radici o dai fiori.
Le foglie di tarassaco si trovano spesso nei mercati o negozi di alimenti naturali. Le foglie migliori per l’uso in cucina sono quelle fresche e più tenere, che si raccolgono all’inizio della primavera e prima che inizi la fioritura. Le foglie verdi del tarassaco coltivato si riconoscono perché più lunghe e meno amare di quelle selvatiche. Quelle più piccole sono adatte in insalata, quelle più grandi e dal sapore più intenso sono adatte alla cottura. Per ridurre l’amaro delle foglie più mature è preferibile lasciarle a bagno per circa 1 ora con una soluzione di bicarbonato di sodio (1 cucchiaino di bicarbonato per ogni bicchiere di acqua). Sono da evitare quelle gialle con le punte avvizzite. Le foglie asciutte si conservano in frigorifero per 3-5 giorni.
La radice di tarassaco contiene una concentrazione elevata (circa 40%) di inulina, per tale motivo può essere un valido aiuto per il controllo del peso e per migliorare i livelli di zucchero nel sangue anche in caso di diabete. Le radici giovani e tenere possono essere cotte e usate in cucina. Quelle più vecchie per la preparazione di caffè e infusi vari.
I fiori, invece, posso essere consumati dopo una leggera bollitura che ne attenua il gusto amaro.
Il suo nome deriva dal greco taraxos (disturbo) e akos (rimedio), il che allude alle sue molteplici virtù salutistiche utili per alleviare innumerevoli disturbi. Riconoscibile per le caratteristiche foglie dentate e senza peluria (che misurano circa 5-10 cm di lunghezza e 1-10 cm di larghezza), il tarassaco è chiamato per la loro tipica forma anche dente di leone (le foglie assomigliano infatti a grossi denti aguzzi). Il fiore è un’infiorescenza caratterizzata da minuscoli flosculi, che sboccia all’inizio della primavera fino al tardo autunno. I fiori sono particolarmente evidenti nella prima estate e quando le infiorescenze maturano, producono semi ricoperti da lanugine che sono facilmente dispersi dal vento (da qui deriva un altro nome dato al tarassaco: soffione).
Le parti verdi del soffione devono essere raccolte prima che la pianta fiorisca, altrimenti diventano amare e dure. Le foglie più giovani hanno sapore leggermente amaro e piccante e si usano nelle insalate o si cucinano come gli spinaci. I fiori si usano per fare il vino e l’infuso di tarassaco e le radici possono essere cucinate come un ortaggio oppure tostate e macinate per preparare una bevanda nota sin dall’antichità e conosciuta come “caffè di tarassaco”.
Fin dai tempi più antichi il tarassaco è stato apprezzato come cibo salutare che ritroviamo anche nella leggenda (si racconta infatti che Teseo dopo aver sconfitto il Minotauro mangiò un’insalata di dente di leone). Il tarassaco era consumato dalle tribù anglosassoni della Bretagna e i normanni della Francia lo usavano in cucina come rimedio contro lo scorbuto. Nel XIII si diffuse in tutta Europa ed utilizzato principalmente in medicina come diuretico e tonico e a partire dall’inizio del XIX secolo anche usato in cucina ed apprezzato dal punto di vista gastronomico.
Gli usi tradizionali del tarassaco, legati alle proprietà toniche e digestive, sono dovute al principio attivo amaro in esso contenuto, la tarassicina, dalle proprietà antisettiche e corroboranti. L’uso del tarassaco in cucina e come infuso è indicato, oltre che per la normale funzionalità del fegato, anche per il controllo del peso, per favorire la diuresi e per il controllo degli zuccheri nel sangue. L’azione del tarassaco sulle funzionalità epatiche è duplice, da un lato ha un effetto coleretico e diretto sul fegato (incrementando la produzione di bile), dall’altro ha un effetto colagogo (favorendo la contrazione della cistifellea ed il rilascio di bile in essa accumulata). Da limitare è però il consumo in caso di infiammazione o calcoli alle vie biliari, così come in caso di gastrite o ulcera peptica.
Con un basso contenuto calorico (25 su 100 g), il tarassaco è un eccellente fonte di vitamina C, di vitamine del gruppo B (riboflavina e tiamina), di minerali (calcio, ferro, rame) ed è particolarmente apprezzato per il contenuto di carotenoidi (14.000 UI per 100 g).
L’infuso di tarassaco può essere ottenuto dalle foglie, dalle radici o dai fiori.
Le foglie di tarassaco si trovano spesso nei mercati o negozi di alimenti naturali. Le foglie migliori per l’uso in cucina sono quelle fresche e più tenere, che si raccolgono all’inizio della primavera e prima che inizi la fioritura. Le foglie verdi del tarassaco coltivato si riconoscono perché più lunghe e meno amare di quelle selvatiche. Quelle più piccole sono adatte in insalata, quelle più grandi e dal sapore più intenso sono adatte alla cottura. Per ridurre l’amaro delle foglie più mature è preferibile lasciarle a bagno per circa 1 ora con una soluzione di bicarbonato di sodio (1 cucchiaino di bicarbonato per ogni bicchiere di acqua). Sono da evitare quelle gialle con le punte avvizzite. Le foglie asciutte si conservano in frigorifero per 3-5 giorni.
La radice di tarassaco contiene una concentrazione elevata (circa 40%) di inulina, per tale motivo può essere un valido aiuto per il controllo del peso e per migliorare i livelli di zucchero nel sangue anche in caso di diabete. Le radici giovani e tenere possono essere cotte e usate in cucina. Quelle più vecchie per la preparazione di caffè e infusi vari.
I fiori, invece, posso essere consumati dopo una leggera bollitura che ne attenua il gusto amaro.