Scegliere di cambiare abitudini alimentari, per un adulto, può essere relativamente semplice, se seriamente motivati.
In questo caso, è evidente, siamo noi che decidiamo di affrontare un cambiamento, pur spesso necessario.
Correggere, invece, le abitudini alimentari di un bambino, a cui forse noi stessi lo abbiamo instradato, risulta un pò più complesso.
Innanzitutto teniamo presente che i tempi di un adulto non coincidono quasi mai con quelli di un bambino. Il cambiamento in un bambino deve essere vissuto in modo molto graduale. Un'abitudine alimentare non corretta, infatti, sarà frutto di scelte non corrette fatte in precedenza dagli stessi genitori, e a cui il bambino probabilmente non avrà voglia di rinunciare. Saranno i genitori allora a doverli gradualmente guidare verso il cambiamento alimentare.
Anche se non hanno ancora la percezione di quali siano i loro effettivi bisogni, istintivamente i bambini sanno autoregolarsi; sanno quando hanno realmente fame, quando sono sazi, quando per loro è bene mangiare o non mangiare. Sono però i genitori ad avere la responsabilità di decidere cosa comprare e cosa mettere sulle proprie tavole.
Per avviare i nostri figli ad un'alimentazione diversa dalla solita, certo non basterà cercare di convincerli; non è dicendo che la verdura fa bene che probabilmente si riuscirà a far finire la loro insalata. Nè tantomeno potremo convincerli a mangiare un alimento che noi stessi ripudiamo; se odiamo le zucchine, e non impariamo per primi a mangiarle, sarà difficile persuadere nostro figlio.
Per prima cosa allora incuriosiamoli e rendiamoli partecipi.
Mettiamo in tavola ad esempio un piatto ricco di verdure, cereali, legumi e frutta (anche bello da vedere) ed assaporiamolo con gusto. Basterà poco a che nostro figlio ci chiederà di assaggiarlo e forse anche finirlo. Rendiamoli partecipi poi, andando
a fare la spesa insieme. Spieghiamo loro perché acquistiamo certi cibi e non altri; coinvolgiamoli nella preparazione di qualche pietanza; affidiamogli il compito di concordare assieme un menù settimanale, li renderà meno sospettosi di fronte ad un piatto nuovo; raccontiamogli le origini e le caratteristiche degli ingredienti che stiamo usando, ad esempio dell'olio che si ricava dalla spremitura delle olive; mangiamo tutti assieme e soprattutto le stesse pietanze, non possiamo proporre solo a loro delle verdure e noi decidere di mangiare altro.
Mentre cuciniamo, infine, giochiamo con loro, non facendo mai mancare un sorriso. In questo modo, anche il sedersi a tavola sarà vissuto come un momento, non di imposizione, ma di convivialità e di condivisione, da vivere con serenità nel pieno rispetto regole e delle usanze di ogni famiglia.
In questo caso, è evidente, siamo noi che decidiamo di affrontare un cambiamento, pur spesso necessario.
Correggere, invece, le abitudini alimentari di un bambino, a cui forse noi stessi lo abbiamo instradato, risulta un pò più complesso.
Innanzitutto teniamo presente che i tempi di un adulto non coincidono quasi mai con quelli di un bambino. Il cambiamento in un bambino deve essere vissuto in modo molto graduale. Un'abitudine alimentare non corretta, infatti, sarà frutto di scelte non corrette fatte in precedenza dagli stessi genitori, e a cui il bambino probabilmente non avrà voglia di rinunciare. Saranno i genitori allora a doverli gradualmente guidare verso il cambiamento alimentare.
Anche se non hanno ancora la percezione di quali siano i loro effettivi bisogni, istintivamente i bambini sanno autoregolarsi; sanno quando hanno realmente fame, quando sono sazi, quando per loro è bene mangiare o non mangiare. Sono però i genitori ad avere la responsabilità di decidere cosa comprare e cosa mettere sulle proprie tavole.
Per avviare i nostri figli ad un'alimentazione diversa dalla solita, certo non basterà cercare di convincerli; non è dicendo che la verdura fa bene che probabilmente si riuscirà a far finire la loro insalata. Nè tantomeno potremo convincerli a mangiare un alimento che noi stessi ripudiamo; se odiamo le zucchine, e non impariamo per primi a mangiarle, sarà difficile persuadere nostro figlio.
Per prima cosa allora incuriosiamoli e rendiamoli partecipi.
Mettiamo in tavola ad esempio un piatto ricco di verdure, cereali, legumi e frutta (anche bello da vedere) ed assaporiamolo con gusto. Basterà poco a che nostro figlio ci chiederà di assaggiarlo e forse anche finirlo. Rendiamoli partecipi poi, andando
a fare la spesa insieme. Spieghiamo loro perché acquistiamo certi cibi e non altri; coinvolgiamoli nella preparazione di qualche pietanza; affidiamogli il compito di concordare assieme un menù settimanale, li renderà meno sospettosi di fronte ad un piatto nuovo; raccontiamogli le origini e le caratteristiche degli ingredienti che stiamo usando, ad esempio dell'olio che si ricava dalla spremitura delle olive; mangiamo tutti assieme e soprattutto le stesse pietanze, non possiamo proporre solo a loro delle verdure e noi decidere di mangiare altro.
Mentre cuciniamo, infine, giochiamo con loro, non facendo mai mancare un sorriso. In questo modo, anche il sedersi a tavola sarà vissuto come un momento, non di imposizione, ma di convivialità e di condivisione, da vivere con serenità nel pieno rispetto regole e delle usanze di ogni famiglia.