La perdita di massa ossea con l'età è un processo fisiologico ma, quando supera una certa entità, diventa una malattia cui si dà il nome di osteoporosi e che rappresenta il disturbo più comune del metabolismo minerale osseo in età avanzata. L'osteoporosi è caratterizzata da una compromissione della resistenza ossea che predispone a un maggior rischio di fratture che rappresentano l'epifenomeno clinico della malattia, pur potendo decorrere per anni anche in maniera del tutto asintomatica.
Attraverso la correzione dello stile di vita e il trattamento farmaco-terapeutico è possibile in molti casi ridurre o addirittura arrestare il decorso della malattia.
Uno studio recentemente condotto dall'OMS ha evidenziato che l'osteoporosi interessa, attualmente, oltre 75 milioni di persone in Europa, Stati Uniti e Giappone, con un rischio stimato del 15% di andare incontro ad una frattura vertebrale del polso o dell'anca nell'arco della vita. E' stato, inoltre, pronosticato che nel 2050 l'osteoporosi interesserà tra i 7,3 e i 21,3 milioni di persone nel mondo. Solo in Italia studi epidemiologici, con dati raccolti tra il 1999 e il 2000, mostrano che la malattia nel sesso maschile riguarda il 14,5% dopo i 60 anni ed il 22,8% delle donne dopo i 40 anni.
La massa ossea dipende dal bilancio tra la quantità di osso formato dagli osteoblasti e la quantità di osso riassorbito dagli osteoclasti. Così la massa ossea aumenta nelle prime tre decadi di vita (in maniera importante nelle prime due e lievemente nella terza) per raggiungere il picco di massa ossea tra i 20 e i 30 anni. Il picco di massa ossea raggiunto alla maturità scheletrica (20-30 anni) è il principale fattore che incide sulla massa ossea nelle età successive ed è determinante nello sviluppo dell'osteoporosi. La massa ossea in una certa età è determinata, infatti, dalla risultante della differenza tra osso acquisito durante l'accrescimento (massa ossea del picco) e quella persa nelle epoche successive, perdita che si accelera dopo la menopausa a causa della carenza di estrogeni. Dopo la menopausa, infatti, l'assenza di estrogeni favorisce la scomparsa dell'inibizione dell'attività osteoclastica con conseguente aumento del ritmo di demolizione ossea. Contemporaneamente il calo di estrogeni compromette l'efficacia del riassorbimento intestinale del calcio alimentare e, come conseguenza, diminuiscono i livelli ematici di calcio con conseguente aumento di paratormone (PTH) che riporta la calcemia a livelli normali attraverso la stimolazione del riassorbimento dell'osso. L'effetto netto è la perdita di massa ossea.
Alcuni fattori nutrizionali o dello stile di vita, così come la presenza di altre patologie associate, possono comunque accelerare la perdita ossea indipendentemente dal calo estrogenico. Le cause predisponenti dell'osteoporosi sono, infatti, definite multifattoriali e sono legate a predisposizione genetica, stato fisiologico, apporto di calcio, vitamina D, attività fisica, peso corporeo e non ultimo alimentazione.
Per prevenire l'osteoporosi l'obiettivo è:
Secondo le linee guida internazionali OMS (Organizzazione mondiale della sanità) nell'ambito della prevenzione primaria è inoltre necessario:
Questo è possibile attraverso un uso appropriato di alimenti ricchi di calcio e vitamina D come latte vaccino e/o bevande vegetali addizionate (latte di riso, di soia ecc.), yogurt, legumi, frutta secca (es. mandorle), semi oleaginosi (es. sesamo), verdure (es. rucola, radicchio verde, cavolo cappuccio, indivia, tarassaco, foglie di rapa, carciofi, broccoletti di rapa), erbe aromatiche (salvia, rosmarino, basilico, menta), pesce azzurro (es. sgombro e salmone) e uova. Anche un buon apporto idrico è necessario e l'acqua già contiene buone fonti di calcio (es. acque minerali bicarbonato-calciche).
In conclusione, nell'ambito di una dieta varia ed equilibrata, non facciamo mai mancare questi alimenti incidendo, a scopo preventivo, in modo corretto sulle nostre abitudini alimentari e sul nostro stile di vita.
Attraverso la correzione dello stile di vita e il trattamento farmaco-terapeutico è possibile in molti casi ridurre o addirittura arrestare il decorso della malattia.
Uno studio recentemente condotto dall'OMS ha evidenziato che l'osteoporosi interessa, attualmente, oltre 75 milioni di persone in Europa, Stati Uniti e Giappone, con un rischio stimato del 15% di andare incontro ad una frattura vertebrale del polso o dell'anca nell'arco della vita. E' stato, inoltre, pronosticato che nel 2050 l'osteoporosi interesserà tra i 7,3 e i 21,3 milioni di persone nel mondo. Solo in Italia studi epidemiologici, con dati raccolti tra il 1999 e il 2000, mostrano che la malattia nel sesso maschile riguarda il 14,5% dopo i 60 anni ed il 22,8% delle donne dopo i 40 anni.
La massa ossea dipende dal bilancio tra la quantità di osso formato dagli osteoblasti e la quantità di osso riassorbito dagli osteoclasti. Così la massa ossea aumenta nelle prime tre decadi di vita (in maniera importante nelle prime due e lievemente nella terza) per raggiungere il picco di massa ossea tra i 20 e i 30 anni. Il picco di massa ossea raggiunto alla maturità scheletrica (20-30 anni) è il principale fattore che incide sulla massa ossea nelle età successive ed è determinante nello sviluppo dell'osteoporosi. La massa ossea in una certa età è determinata, infatti, dalla risultante della differenza tra osso acquisito durante l'accrescimento (massa ossea del picco) e quella persa nelle epoche successive, perdita che si accelera dopo la menopausa a causa della carenza di estrogeni. Dopo la menopausa, infatti, l'assenza di estrogeni favorisce la scomparsa dell'inibizione dell'attività osteoclastica con conseguente aumento del ritmo di demolizione ossea. Contemporaneamente il calo di estrogeni compromette l'efficacia del riassorbimento intestinale del calcio alimentare e, come conseguenza, diminuiscono i livelli ematici di calcio con conseguente aumento di paratormone (PTH) che riporta la calcemia a livelli normali attraverso la stimolazione del riassorbimento dell'osso. L'effetto netto è la perdita di massa ossea.
Alcuni fattori nutrizionali o dello stile di vita, così come la presenza di altre patologie associate, possono comunque accelerare la perdita ossea indipendentemente dal calo estrogenico. Le cause predisponenti dell'osteoporosi sono, infatti, definite multifattoriali e sono legate a predisposizione genetica, stato fisiologico, apporto di calcio, vitamina D, attività fisica, peso corporeo e non ultimo alimentazione.
Per prevenire l'osteoporosi l'obiettivo è:
- raggiungere nelle prime fasi della vita dell'individuo un picco di massa ossea ottimale adottando un corretto regime alimentare ed un corretto stile di vita (prevenzione primaria);
- porre una diagnosi precoce attraverso interventi strumentali come la densitometria minerale ossea (MOC) o la DEXA (Dual-emission X-ray absorptiometry) considerate il gold-standard per la valutazione della densità minerale ossea (prevenzione secondaria).
Secondo le linee guida internazionali OMS (Organizzazione mondiale della sanità) nell'ambito della prevenzione primaria è inoltre necessario:
- Astenersi dal fumo;
- Evitare il sedentarismo e favorire l'attività fisica;
- Evitare deficit di vitamina D assicurando una corretta esposizione al sole e, se necessario, intervenire con opportune integrazioni (la vitamina D è prodotta dal nostro organismo a partire dal colesterolo ma, per essere convertita nella forma attiva, la D3 detta anche colecalcilferolo, è necessaria l'esposizione al sole);
- Promuovere uno stato nutrizionale corretto con adeguate assunzioni di calcio (1000-1200 mg /die) e proteine ad alto valore biologico (soprattutto negli anziani) principalmente di fonte vegetale evitando gli eccessi per mantenere un buon equilibrio acido-base.
Questo è possibile attraverso un uso appropriato di alimenti ricchi di calcio e vitamina D come latte vaccino e/o bevande vegetali addizionate (latte di riso, di soia ecc.), yogurt, legumi, frutta secca (es. mandorle), semi oleaginosi (es. sesamo), verdure (es. rucola, radicchio verde, cavolo cappuccio, indivia, tarassaco, foglie di rapa, carciofi, broccoletti di rapa), erbe aromatiche (salvia, rosmarino, basilico, menta), pesce azzurro (es. sgombro e salmone) e uova. Anche un buon apporto idrico è necessario e l'acqua già contiene buone fonti di calcio (es. acque minerali bicarbonato-calciche).
In conclusione, nell'ambito di una dieta varia ed equilibrata, non facciamo mai mancare questi alimenti incidendo, a scopo preventivo, in modo corretto sulle nostre abitudini alimentari e sul nostro stile di vita.